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01-10-22 /

L’ex miniera di rame di Predoi, oggi museo: in visita con Silvia Manica.

Nell’ultimo paese della Valle Aurina e comune più a Nord d’Italia, si trova la miniera di Predoi, dove fin dal Medioevo si estraeva rame. Nel corso dei secoli la miniera ha avuto numerosi proprietari, fra cui Ettore Manica, che l’ha avuta in gestione fino alla sua dismissione del 1971. Oggi la miniera di Predoi fa parte, insieme alle sedi di Ridanna, Monteneve e Cadipietra, del Museo Provinciale Miniere, importante opera di valorizzazione compiuta dalla Provincia Autonoma di Bolzano, per raccontare i tesori nascosti delle montagne.

Siamo andati a visitare la sede di Predoi, accompagnati da Silvia Manica, sabato 24 settembre, in occasione dell’inaugurazione delle nuove sale museali realizzate nell’edificio della vecchia centrale elettrica, da anni non più produttiva.

 

Silvia Manica, perché ha partecipato all’inaugurazione dell’ampliamento del museo della Miniera di Predoi?

La famiglia Manica è stata invitata alla cerimonia di inaugurazione della nuova sala museale perché abbiamo donato importati documenti che hanno permesso al curatore della mostra di ricostruire le modalità di trasporto e trasformazione che avvenivano in quel luogo. Abbiamo fornito piantine della sede, presenti nei nostri archivi, utilizzate come base per costruire i modellini delle strutture dove avvenivano le lavorazioni, ormai distrutte, che si trovano in questa nuova sala.

Il museo viene visitato da circa 40 mila persone ogni anno, molti non se la sentono di entrare negli stretti cunicoli, ora grazie alle ricostruzioni tutti possono comprendere come funzionava la miniera.

 

Che cosa si può trovare al Museo di Predoi?

Molte delle attrezzature utilizzate nell’ultima fase di vita della miniera, che fino al 1971 era gestita da Manica. Ci sono i carrellini usati durante l’ultimo periodo, i frantoi dell’impianto di arricchimento, pale meccaniche e altre attrezzature e un bel cristallo di solfato di rame, prodotto nei nostri stabilimenti. Sui pannelli espositivi si può leggere la storia della miniera: uno spazio è dedicato alle persone, lavoratori e imprenditori che la rendevano produttiva nel passato.

 

Qual è il collegamento storico tra la miniera e Manica Spa?

Il legame è affettivo oltre che storico: il nonno prese in gestione la miniera dalla Provincia di Bolzano nel lontano 1951. Dopo che il sig. Franz Wegher di Predoi si presentò da Ettore Manica con in mano un blocco di cemento di rame, Ettore decise di visitare per la prima volta i cunicoli bui. L’esito dell’ispezione fu positivo e la miniera venne presa in gestione. La riapertura della miniera fu un momento di grande gioia per la popolazione di Predoi perché significava avere una risorsa, ma soprattutto una fonte di reddito in Valle Aurina, che in quegli anni non conosceva ancora il turismo che invece ha oggi. Durante la mia visita ho ritrovato la gioia di quel tempo: il figlio di un minatore di allora mi ha riportato commosso la felicità del padre di aver potuto rimanere nella sua terra a lavorare e crescere i suoi figli senza dover emigrare.

 

Oggi, quali principi accomunano il polo museale e l’attività di Manica?

Riportare alla luce il nostro passato e quello della popolazione locale con la consapevolezza che abbiamo fatto parte insieme di un periodo storico. Il legame della comunità di Predoi e la sua miniera è ancora forte, il ricordo dell’opportunità di sviluppo che è stata data al luogo grazie alla presenza della miniera è immisurabile, tanto che l’interesse a tenere viva la memoria collettiva ha portato all’ampliamento delle sale museali. Anche gli stessi lavoratori del Museo sono animati da questi sentimenti. Come il complesso del Museo Provinciale Miniere, anche noi nel nostro EM Manica Museum accogliamo i ragazzi delle scuole e tutti coloro che vogliono scoprire di più sul mondo del rame, le radici della sua storia e il collante con il territorio.

Ci mette sullo stesso binario anche un’attenzione sempre crescente alla sostenibilità ambientale, oltre che territoriale. Oggi il 100% dei nostri prodotti derivano da rame riciclato, italiano, che supera severi controlli e ha già vissuto molte altre vite. La missione del Museo è mettere al centro delle proprie attività la sostenibilità, una delle attività del progetto “Uno.Quattro.Diciassette” mira infatti alla valorizzazione e il riutilizzo dei materiali di consumo scartati attraverso l’upcycling, il riuso creativo.

A proposito di EM Manica Museum, vede delle possibili collaborazioni con il polo museale delle miniere?

Certo. Il legame è evidente e quindi sono certa che possano nascere delle collaborazioni nel prossimo futuro.

A tal proposito abbiamo invitato tutto il personale del Museo delle Miniere a visitare il nostro museo aziendale, lunedì 17 ottobre. Mi auguro che questo sia l’esordio di iniziative future, che riportano alla luce le nostre comuni radici.

 

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